24 giugno 1994 – 50° anniversario della costituzione del CVL e del suo Comando generale
L’UNITA’ NEL NOME DELLA LIBERTA’
Quale significato attribuire alia straordinaria riuscita della manifestazione organizzata a Milano al Teatro Lirico, il 24 giugno 1994, per celebrare il 50° anniversario della costituzione del Corpo Volontari della Libertà e del suo Comando generale?
Un forte richiamo di memoria storica, innanzitutto, per riproporre un momento che fu importante nella storia del movimento di Resistenza: quella travagliata – e per ciò stesso ancor più importante e convinta – unità di intenti che raggruppò e coordinò le forze partigiane, superando limiti e contrasti, e diede vita a quell’esercito di popolo che da quel giugno 1944 in poi avrebbe retto dinanzi ad altri lunghi dieci mesi di drammatica lotta per presentarsi unito alia vittoria finale dell’aprile 1945.
Riandare a quelle vicende è essenziale per capire come, in condizioni di difficolta estrema, di spontaneismi entusiasti. di collegamenti frammentari, di prospettive divergenti, si riuscisse allora a far maturare la giusta risposta all’esigenza di costruire un fronte compatto – sia pure lasciando spazi alle specificità e alle diverse necessita strategiche e tattiche delle singole aree – che garantisse un peso reale sia sul terreno militare sia su quello politico, anche nei confronti! degli Alleati.
Questa rivisitazione è stata compiuta a Milano da illustri protagonisti, quale Leo Valiani, ed esimi storici quali Alessandro Galante Garrone e Giorgio Rochat: essi hanno definito con nettezza -affidandosi al rigore della verità storica, rifuggendo da illustrazioni edulcorate, non tacendo contrasti e contraddizioni – quella che fu una grande dimostrazione di sagacia, capace di cogliere, al di sopra di tutte le altre, l’esigenza primaria. Una bella lezione, sulla quale ancor oggi, anzi soprattutto oggi, in tempi confusi e incerti e rischiosi, vale la pena di riflettere.
E qui può stare il senso della riunione milanese, come, del resto, di tutte le altre manifestazioni del 50° della Resistenza e della guerra di liberazione: la memoria storica irrinunciabile nella sua verità come fondamento di una comunità democratica, delle sue regole, del suo divenire e progredire. Ed è quanto, in sostanza, hanno sottolineato il Presidente del Comitato nazionale del 50°, Gerardo Agostini e, con appassionate parole, il Capo dello Stato. Oscar Luigi Scalfaro, nel suo intervento conclusivo, quando ha con decisione affermato che nessuno può pretendere che noi dimentichiamo, ed ha espresso a nome del popolo italiano un rinnovato ringraziamento a quanti si batterono sotto le insegne del CVL per la libertà e la dignità della Patria. Ha tenuto a sottolineare, il Presidente della Repubblica, come la Resistenza abbia saputo superare le divisioni privilegiando la ricerca e la costruzione dell’impegno comune e come, nel cuore della lotta, netto e unico apparisse il discrimine: da una parte chi si batteva per la Libertà, dall’altra chi era contro. Già Galante Garrone si era soffermato su tale concetto: la libertà contro l’illibertà, questa la permanente antitesi tra democratici e antidemocratici, tra antifascismo e fascismo. E Scalfaro ha voluto ribadire che il discrimine non è di ieri, è perenne, allora come ieri, e non consente dub bi e incertezze.
E questo l’altro sostanziale elemento che ha arricchito il significato politico e morale della manifestazione. Le centinaia di delegazioni di partigiani dell’ANPI, della FIVL e della FIAP giunte da ogni parte d’Italia (Tino Casali, presidente dell’ANPI milanese, ha loro rivolto il benvenuto ricordando opportunamente come l‘incontro facesse seguito all’entusiasmante celebrazione nazionale del 25 aprile nel capoluogo lombardo), si sono ritrovate in questa ferma, immodificabile fede nella Libertà, richiamata con forza, nei rispettivi interventi, dai loro massimi esponenti: Arrigo Boldrini, Paolo Emilio Taviani, Aldo Aniasi. Tre interventi decisi, ricchi di memorie, ma, soprattutto, di riflessioni e di indicazioni, rivolte non soltanto ai vecchi partigiani del CVL, ma anche a quanti guidano il Paese e ai quali i combattenti che lottarono per la libertà d’Italia hanno il diritto-dovere di rivolgersi, chiedendo loro di ricordare, di apprendere. di non tradire.
E, dunque. non mistificare la storia; non pensare che si possano anche soltanto scalfire le radici; attingere alla lontana lezione per recuperarne e rilanciarne i valori come base per il rinnovamento dello Stato nella salvaguardia delle sue istituzioni democratiche; non consentire ambigue riabilitazioni del regime liberticida che offese e soffocò l’Italia: non dare spazio ai fascismi e agli autoritarismi, comunque camuffati; riconoscere nell’antifascismo e nella Resistenza gli elementi fondanti della Repubblica e i punti di riferimento politici e morali di cui v’è necessità sul piano nazionale e su quello internazionale; confermare i principi che stanno alla base della Costituzione repubblicana, che non è consentito stravolgere, anche se e auspicabile che parti di essa siano soggette agli adeguamenti richiesti dai tempi mutati.
Alle spalle della vecchia, consunta e stinta bandiera del Corpo Volontari della Libertà (cui si accompagnavano, sul palco del «Lirico», lo sten-dardo presidenziale. il Gonfalone della Città di Milano e i medaglieri nazionali dell’ANPI, della FIVL e della FLAP), trascorrevano tante immagini. Non soltanto quelle dei componenti il Comando generate effigiati sul manifesto e che faceva commozione rivedere rappresentati a fianco a fianco nella sfilata della Liberazione; ma quelle dei tanti Caduti, degli innumerevoli sacrifici, dei lutti, delle sofferenze, ma anche degli eroismi, degli entusiasmi, delle speranze, dei sogni che illuminarono cinquant’anni fa una stagione di passione, una splendida pagina di Storia con la S maiuscola. Che non può essere ignorata e non può essere tradita.
Sono immagini che si affacciavano anche più tardi, accompagnando il lungo corteo attraverso le vie milanesi sino alia Loggia dei Mercanti presso le lapidi che onorano il martirologio partigiano, dove il Presidente Scalfaro si era recato in raccoglimento non appena giunto a Milano, prima della manifestazione al «Lirico». Qui, autorità e reparti militari rendevano gli onori ai Caduti e alia bandiera del CVL e a quella di guerra, anch’essa decorata al Valor Militare, del 67° Reggimento Corazzato “Montelungo”. Nell’intensità del momento era facile cogliere un simbolo e un richiamo alle origini: soldati, partigiani e cittadini nel nome dell’Italia democratica. Tutto comincio altera e non deve finire.
ROBERTO BONFIGLIOLI