Fondazione CVL, la memoria e l’unità della Resistenza contro l’odio e il razzismo dei fascismi di oggi
Il saluto del presidente. I nostri compiti: rilanciare i valori dell’antifascismo e combattere il revisionismo storico anche nelle piazze virtuali della società moderna
di Emilio Ricci
Oltre settant’anni fa (venne costituita il 18 luglio 1947) la Fondazione Corpo Volontari della Libertà (CVL) ricevette dai comandanti partigiani riuniti a Milano il compito di custodire, ricordare e valorizzare uno degli aspetti più importanti della Resistenza: il contributo militare dato dalle forze partigiane, organizzate in un vero e proprio esercito di popolo, alla Lotta di Liberazione dal nazifascismo.
Un tema controverso e delicatissimo. In altri Paesi, infatti, la Liberazione avvenne quasi esclusivamente per mano degli eserciti alleati. Solo in Italia e in Grecia vi fu un vero e proprio esercito, un’organizzazione militare con tutti i crismi, che condusse una guerra guerreggiata contro le truppe di occupazione naziste e collaborazioniste e contribuì in maniera importante e, spesso, determinante alla Liberazione.
Questo esercito, in Italia, si chiamava CVL e venne riconosciuto subito dagli stessi alleati che ne decorarono la bandiera con medaglia d’oro e, nel marzo del 1958 (con legge dello Stato), diventò a tutti gli effetti un vero e proprio corpo militare inserito a pieno titolo nell’Esercito italiano.
Nei primi trent’anni della sua vita, la Fondazione CVL, che ho l’onore di presiedere, si dedicò prima di tutto ad aiutare e sostenere (con iniziative assistenziali, economiche e sociali) i combattenti superstiti e le loro famiglie. Poi, col tempo e col venir meno di gran parte dei partigiani combattenti, la CVL ha voluto e dovuto farsi carico di un compito per certi versi anche più difficile: valorizzare, tramandare e tenere vivo il concetto di una Liberazione ottenuta anche grazie al contributo determinante di un esercito popolare.
Oggi si tratta di continuare quest’opera, di farlo con tutti i mezzi a nostra disposizione, di proseguire nel racconto e nella valorizzazione di quanto accadde negli anni della Resistenza ma anche di scoprire, portare alla luce, smascherare e combattere con determinazione i molti e diversi neofascismi che si annidano nella nostra società.
Perché c’è il fascismo di chi nega ancora i fatti, di chi dice che la Resistenza fu una questione “tra fascisti e comunisti” e che di fascismo “non si può neanche più parlare” perché “è finito nel 1945”. Ma c’è anche (ed è presente in tutto il mondo) il fascismo di chi prova a riappropriarsi delle idee e dei simboli della dittatura e a ricostruire i percorsi fatti di odio, di frustrazioni e di populismo che spianarono la strada a Hitler e Mussolini.
E c’è il fascismo dell’odio razziale che scarica sui migranti e sugli ultimi del mondo le frustrazioni che derivano anche dalle ingiustizie sociali dei Paesi più ricchi. In tutti questi “fascismi” mettono le mani e sguazzano gli apprendisti stregoni del nostro tempo che cercano una legittimazione diretta dai popoli indicando “nemici” più deboli e misteriosi complotti internazionali che sarebbero all’origine del malessere diffuso.
Il clima politico odierno (in Italia e in altri Paesi europei) ci manda segnali preoccupanti: tentativi di revisionismo, esaltazione della storia del fascismo e di Mussolini, volontà esplicita di certa destra (in Italia e in Europa) di ricostruire i presupposti (sovranismo e populismo) che portarono alle dittature del secolo scorso.
Un clima in cui si rischia di perdere (anche perché poco ricordati nelle nostre scuole) i valori fondanti della Resistenza. L’unità delle forze politiche che riuscirono nell’impresa di cacciare il nazifascismo risultò fondamentale anche negli anni immediatamente successivi, quando la battaglia politica democratica interna era ripresa. Fu grazie a quell’unità di intenti, che nonostante tutto non venne mai meno, che i Padri Costituenti riuscirono a produrre una Carta Costituzionale di esemplare chiarezza e semplicità che ancora oggi (soprattutto nei primi 12 articoli) è additata ad esempio in tutto il mondo civile.
Di quella unità esistono ancora presupposti e radici. La Fondazione CVL riunisce nel suo vertice le tre associazioni partigiane – ANPI, FIVL, FIAP – che rappresentano pienamente e fattivamente le diverse formazioni partigiane che la costituirono nel 1947 e ha oggi il compito di mantenerne viva la memoria. Di quel grande momento unitario, che dalla Resistenza sfociò (nonostante i contrasti politici del tempo e la Guerra fredda) in un organismo come la Fondazione CVL, noi dobbiamo mantenere vivo anche il seme. In un mondo in cui nessuna sinistra civile prescinde dalle conquiste della democrazia liberale e nessun credente, almeno in occidente, dalla evoluzione di una Chiesa (che esprime un Papa come quello attuale) il nostro compito è quello di far vivere (e in qualche modo replicare) quella straordinaria vicenda che vide insieme monarchici e repubblicani, tutti i colori dell’arcobaleno delle idee, e le Forze Armate.
Siamo consapevoli che ancora oggi quella unità è assolutamente necessaria per tenere il nostro Paese nell’alveo della democrazia, per rispettare e tramandare la memoria di quanto è successo nel secolo scorso, per comunicarla e farla praticare alle nuove generazioni. Il tutto in un clima politico in cui le forze politiche sembrano aver scelto la strada di essere tra loro nemiche più che avversarie.
Oggi, in tempo di pace, gli strumenti della nostra attuale “liberazione” devono essere quelli della spiegazione della verità, del ragionamento storico e scientifico che parli alle nuove generazioni e lo faccia nei luoghi anche virtuali oggi frequentati dai nostri giovani.
Un esercito di popolo, in tempo di pace, deve sapere parlare, spiegare, fornire strumenti, intervenire pacificamente, promuovere la discussione. e lo deve saper fare smascherando e sconfiggendo, ad esempio, le fake news messe in giro ad arte da soggetti politicamente individuabili sia in Italia che all’estero e fermando l’odio che anche attraverso di esse viene sparso a piene mani sul web.
Una battaglia prima di tutto culturale che ha due pilastri fondamentali: la memoria incancellabile delle vicende della Resistenza e della Liberazione e la Costituzione repubblicana.
Entrambe vanno continuamente raccontate e spiegate alle nuove generazioni. La Fondazione CVL deve, prima di tutto, riaffermare la propria presenza nella società attraverso eventi di alto valore politico e istituzionale in cui i temi della Resistenza, della memoria e dell’antifascismo vengano portati in primo piano.
In tempi difficilissimi in cui ci sentiamo assediati dal virus e in cui la comunicazione diretta tra le persone diventa complicata, dobbiamo saper muoverci e diffondere, attraverso eventi (oggi virtuali e, in un prossimo futuro, si spera, di nuovo reali) e momenti di confronto, la realtà storica di cui siamo portatori.
Un primo momento al quale stiamo lavorando da tempo, è un convegno di altissimo profilo da svolgersi in un luogo simbolico della democrazia e delle istituzioni repubblicane. Il titolo (provvisorio) è “CVL: un esercito di popolo per la Liberazione” e vi prenderanno parte alcune delle più alte cariche dello Stato, rappresentanti del Parlamento, dell’esecutivo e delle Forze Armate.
Da questo convegno, la Fondazione deve partire per ottenere riconoscimento e per ricominciare a promuovere la discussione storico-scientifica nelle scuole e nelle università anche attraverso borse di studio e altri strumenti utili a stimolare l’analisi storica, scientifica e documentale del ventennio fascista e della Resistenza.
Contemporaneamente, dovremo lavorare per rendere sempre più attenta e forte la nostra presenza sul web attraverso il nostro sito internet e le nostre pagine social.
Oggi nelle piazze virtuali (che corrispondono ai mercati, ai bar, ai circoli di una volta) bisogna andare per incontrare le persone e, in particolare, i giovani: insieme a loro dovremo batterci per fermare l’odio (ma ancora prima l’indifferenza e la carenza di valori) che caratterizzano parti purtroppo importanti della società, perché vogliamo continuare a comunicare la memoria della Resistenza e gli ideali dell’antifascismo.